Quella lettera è stata scritta a febbraio. Avevo deciso sin da allora di pubblicarla ad agosto. Però in quel periodo ero molto, molto interessato ad una persona che come lavoro faceva la giornalista. Ho imparato a mie spese che quando dici o scrivi certe cose, non conta lo spessore morale di quello che dici, quello che scrivi, e dunque quello che sei. Non conta l’esser d’accordo coi contenuti di quel che dici, quello che scrivi o quello che sei. Conta lo Status Sociale che hai. Di solito, quando scrivo o quando faccio certe affermazioni, porto delle prove tangibili. Ma a volte la tangibilità è immateriale sono parole, o come dice più di una canzone, “sono solo parole”. E le parole sono modificabili all’infinito. Tutto è modificabile all’infinito, anche quelle scritte, perché con altre parole, o con scritti successivi, ancor di più con azioni successive differenti o opposte, tutto è modificabile, smentibile. Oggi la chiamano Società liquida per arrivare al pensiero liquido, suona più raffinato. Io la chiamerei ipocrisia. Ma proprio per questo, puoi ad un mondo ipocrita rinfacciargli la sua ipocrisia? La risposta di chi viene attaccato non può che essere… dura, anzi, solida. Dire che fossi innamorato di quella donna non sarebbe giusto, ma neanche del tutto sbagliato. Non sarebbe l’amore quello vero, ma quello inculcato dalle scuole, dalla Società. E dunque sarebbe l’idea d’amore per lo più corrente in questo mondo e dunque sarebbe, è stato ed oggi non posso descriverlo se non con “è”, amore vero. Ma l’amore, quello nascosto poiché poco fruttuoso, quello non c’era. Vi era la speranza di un futuro amore. Così, per mesi e mesi non solo ho ritardato l’uscita di questa lettera, ma anche la stesura di questo libro. Che a prescindere dalla forma, sarebbe sostanzialmente uscito.
È dunque importante, per me, oggi scrivere queste parole perché pur essendovi ancora questo tormento interiore su ogni singola pagina da me pubblicata, non posso fare a meno di fare quello che faccio, scrivere (perdonate la ridondanza della parola fare, ma io non sono…). Pur consapevole che il coraggio di scrivere al Papa, il coraggio di creare dal nulla un’associazione di beneficenza, il coraggio di raccontare il percorso, il coraggio di raccontare che per amore non ho scritto prima, non sarà premiato. Dicevo prima di tangibilità. Non posso dirvi che questa donna amata, mi abbia mai dato del pazzo, dell’imbroglione, del ladro, dello sfigato (termine orribile da scrivere per uno scrittore come me ma è l’unico che può essere utilizzato). La tangibilità però, si può trovare nell’intangibile. A volte, proprio ciò che non è, diventa la prova lampante. Questa donna, giornalista di livello extra regionale, non c’è. Non c’era accanto a me, non c’è e non ci sarà accanto a me da agosto 2019. Contemporaneamente all’ignorare, allo sminuire le mie parole col silenzio, al nascondersi dietro al silenzio, pubblicizzava parole di una sua amica, giornalista anche lei, e credo anche lei di livello extra regionale, difendeva gli attacchi ricevuti via social e la innalzava a paladina della lotta che attraverso i Giornali, stava conducendo. Questo perché io non ero suo amico, non ero una persona che amava. E non ero un giornalista di livello quantomeno regionale ero solo il diversivo alla sua solitudine, tenuto all’amo fino a quando il gioco sarebbe stato retto. Infatti, ad agosto mi sono stancato e si è chiuso tutto.
Più di un anno fa, mi è capitato di leggere tra i miei contatti Facebook un post di una ragazza dedicato al fidanzato che diceva: “dove non c’era niente, tu vedevi tutto”. Entrambi parte della stessa associazione di beneficenza. Che fosse La garza ladra, il Premio letterario Pina D’Agostino, l’Associazione Di Pasqua-D’Agostino, i miei scritte sul Blog e sui miei Social, non ho mai chiesto piena approvazione, e nemmeno sottomissione, ho solo sperato, non chiesto, che la coltre di ipocrisia che ci circonda, quella che fa fare gli ipocriti a chi ipocrita non è, per puro istinto di sopravvivenza, mentre lascia gli ipocriti veri ad imperare, ho sempre sperato, che si sforzassero di non vedermi come un matto, tonto, ingenuo che lotta contro i mulini a vento. Ho sempre sperato che vedessero in me quello che vede tutto, non che vedessero loro stesse quel che io vedo. Perché La garza ladra, il Premio letterario Pina D’Agostino, l’Associazione Di Pasqua-D’Agostino, i miei scritti sul Blog e sui miei Social, li avrebbero visti appena realizzati, non quando erano ancora, desideri.
Andando anche un po’ più nel merito della lettera al Papa. Non posso escludere realmente che l’abbia letta perché qualche giorno dopo, proprio Papa Francesco in una conferenza, toccava il tema del Papa di allora che io descrivevo nella mia lettera come qualcuno che non avesse fatto nulla per salvare le persone che vennero trucidate perché ebree o antifasciste, mentre alla conferenza Papa Francesco difendeva l’operato di Papa Pio XII. Ebbene, tutti gli uomini hanno paura di morire, anche Cristo. Chiunque si fosse messo contro i fascisti, sarebbe morto. Resta il fatto che ad ogni compito è associato un rischio più o meno alto, compresa la perdita della vita. Per quanto le cronache di un qualsiasi evento possano essere sempre un punto di vista non del tutto oggettivo, i fatti restano oggettivi. Tutto sta nel leggerli nella loro completezza.
E poi, ribadisco, non so neanche se il Papa l’abbia mai letta quella lettera. In caso affermativo, c’era il mio numero di telefono, sempre che il mio Status sia degno di risposta…
Queste stesse parole che state leggendo, questo libro, questa associazione questa persona che scrive, troveranno approvazione ai vostri occhi solo se e quando, diventerò un personaggio famoso o economicamente importante. Tanto più negherete l’evidenza, quanto più continuerete a darmi ragione. Perché queste per voi suoneranno come parole nuove ma io le penso, le scrivo e le vivo da undici anni. Solo chi avrà un Cuore che vada oltre le paure della liquida ipocrisia di questa società potrà smettere di avere paura e vedermi per quello che sono, per quello che ho fatto e per quello che farò.
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